Dalle stelle alle stalle, mi verrebbe da dire, per descrivere la due giorni della Sardinia Ultramarathon sotto il profilo della mia "prestazione". Sarebbero dovuti essere due giorni fantastici, ma è andato tutto a scatafascio per la mia presunzione di poter fare le cose anche quando è logico aspettarsi il NON FARE NULLA come avrei dovuto ragionevolmente fare. Ne porto ancora le cicatrici, e per questo scrivo il posto a più di una settimana di distanza, mentre per telefono prenoto un consulto con un medico sportivo per vedere di dare una sistemata a questo fisico martoriato. Il tallone, questo pezzo di corpo che sembra tanto insignificante e che invece può compromettere tutta una stagione sportiva, perché è sul piede che volente o nolente noi runners appoggiamo tutto il peso del nostro corpo, che viene moltiplicato per la forza e la spinta che ci mettiamo nel gesto atletico, e che quando sei in gara non puoi certo lesinare. Non esiste un modo per ammortizzare efficacemente, e non esiste punto di stasi perché il dolore sia sopportabile. C'è, e ci sarà sempre finché non ti decidi a fare qualcosa una volta per tutte, perché 3 settimane di riposo e la cura farmacologica non sono bastate, dopo un mese di allenamento intenso per preparare almeno il fisico a una gara decente ecco che il tallone, alla vigilia della Sardinia Ultramarathon, lancia segnali inquietanti, ma quando mi alzo al mattino nell'albergo che abbiamo prenotato con mia moglie per stare tranquilli nella due giorni di gare, mi sento fiducioso quando appoggiandomi con tutto il corpo sento il piede stare quasi bene.
La prima tappa, 21 km, sento il fisico che ruggisce, ma mi devo limitare, perché so che l'indomani non sarà una passeggiata, ma una 60 km, e per me, che non ho mai percorso finora più di 25 km, in allenamento, a causa dell'infortunio che non mi ha permesso una preparazione ottimale, sarà una cosa molto dura. Come scoprirò, invece, sarà una cosa impossibile da portare a termine. Parto tranquillo, senza forzare, per la prima tappa ho scelto delle A2, per non rinunciare a un pò di agilità nella corsa, si rivelerà una scelta azzeccata. Davanti lascio andare i runner più forti, tra i quali anche il grande Calcaterra, che dovrà vedersela con due specialisti nostrani abbastanza ostici (uno dei quali in questi giorni affronta la 100 km del Kenya ed è in testa alla corsa con ampissimo margine). Li seguo dappresso attestandomi di 3-4 secondi più lento al km, e considerata la discesa del primo tratto passo il primo km in 3'35". Imposto il mio passo senza curarmi di un paio di atleti che mi sorpassano, perché la mia discesa non è per nulla il mio terreno. Il percorso è lo stesso dello scorso anno, e so quali sono i punti in cui sfogare le mie qualità di scalatore. Al primo cambio di pendenza ci metto poco a recuperare gli atleti che mi hanno sorpassato, e li lascio dietro di me senza sforzo, la progressione è tale che il gruppetto di testa si riavvicina, cerco allora di darmi una calmata con la testa rivolta all'indomani. Il primo giro di 10,5 km scorre via che è un piacere, tranne una discesa impervia e irta di ostacoli che mi costringe a rallentare. Da dietro sento arrivare a grandi falcate un altro atleta, evidentemente un discesista, ma non me ne curo più di tanto. L'ultima salita è di quelle toste, e il discesista ha subito un calo di ritmo repentino e lo lascio sul posto arrampicandomi sull'impervio sterrato che costeggia un nuraghe fantastico. Passo al giro di boa in 42'00, di un paio di minuti meglio dello scorso anno, ma non mi sento stanco e continuo. Il secondo giro è di controllo, ma scoprirò più tardi che non ho rallentato per nulla, chiudendo senza affanni e senza altri sorpassi da parte dei miei inseguitori nonostante un ritorno dei discesisti nella parte finale, giungo 4° assoluto dietro i "marziani" Calcaterra, Tanca e Salaris in 1h24'10", migliorando di 4'20" il tempo dello scorso anno, nonostante il percorso avesse anche una devviazione di qualche centinaio di metri più lunga.
Il giorno dopo qualche dolore al tallone, che sparisce al solito dopo una camminata. Sondo le gambe, stanno benissimo, stavolta però uso scarpe da trail, le Gel Trabuco, e lascio (errore che si rivelerà fatale) lo zainetto idrico con rifornimenti di carboidrati solidi al punto del giro di boa al 30° km, senza portarmi appresso nulla, quindi. L'inizio della seconda tappa è molto tranquillo, tutti lasciamo che sia Calcaterra a impostare il ritmo, e anche lui non ha voglia di forzare e viaggiamo quindi a 4'20 al km, considerando l'impervietà del percorso per me è già un ritmo "buono", ma nei primi km non si sente, ovviamente. Gli altri sono più cauti, e già al 5° km siamo solo un gruppetto di 6 persone, i primi 4 della classifica generale più altri due che hanno scelto di fare solo la tappa da 60 km. La prima parte scorre via che è un piacere, si chiacchera e si scherza, alcuni tratti sono moltao polverosi, e si mangia tanta terra, costringendoci a viaggiare su differenti binari per non dover attraversare le nuvole di polvere lasciate dagli altri. Calcaterra sembra passeggiare, non sente neanche la fatica quando il tracciato si inerpica. Dal 15° km decido di rallentare un pò, anche perché là davanti i due che non hanno fatto la prima tappa sono più freschi e aumentano l'andatura, vado dunque più cauto, trovandomi però nella scomoda posizione di dover affrontare tutta la gara da solo. Al 20° km sono ancora molto fresco, tanto che scherzo con i volontari (impagabili) ai ristori, al cartello del 25° km saluto chi mi porge l'acqua con un "oh, abbiamo già fatto 25 km? allora manca poco!" strappando un sorriso. Il posto è fantastico, ci si perde quasi nel verde, ma non trovo difficoltà eccessive nel seguire le indicazioni delle fettucce lasciate a delimitare il percorso, si passa tranquillamente dal bosco agli spazi aperti chen dei panorami mozzafiato, in molti punti è un vero e proprio Trail pieno di rocce sulle quali bisogna prestare attenzione... e all'improvviso tutto finisce. Mancano meno di 700 metri al giro di boa del 30° km, ma arriva un blackout improvviso, senza avvisaglie. Mi assale una fame terribile, le gambe si fermano volontariamente, la mente non è più lucida e faccio fatica a camminare. Il famoso "muro" di cui avevo solo sentito parlare è stato tremendo, e non poteva cogliermi in un momento peggiore. Ancora più sconforto mi da lo scoprire il vantaggio che avevo sui miei inseguitori. Ci vorranno infatti almeno 5' abbondanti per vedere arrivare il primo di questi, e dopo qualche altro minuto mi sorpassa anche il mitico Marco Olmo, che sembra accarezzare il terreno sul quale corre, mi chiede "che è successo?", ma non ho la forza neppure di rispondere. Arrivo al giro di boa che ormai la mia gara è compromessa, avendo percorso l'ultimo km in più di 10', completamente svuotato e demotivato, provo a prendere lo zainetto idrico, mangiare qualcosa e bere, un paio di minuti e mi riprendo un pochino, il tempo di vedere Davide che inizia il secondo giro con una freschezza che gli invidio. Provo a rimettermi in corsa, ma nonostante le gambe rispondano, ecco che il tallone mi dà lo stop definitivo e mi dice di tornarmene a casa. Senza ormai più forza di volontà, abbandono per la prima volta una gara in vita mia.
Mi consolo con il fatto che sotto il punto di vista dell'organizzazione è stata una vera festa, molto ben riuscita e i due ospiti importanti, Marco Olmo (che in una progressione impressionante arriva 4° assoluto colmando il divario da chi gli stava davanti, è l'unico runner che è arrivato con i piedi puliti, tanto è leggera e pulita la sua corsa) e Giorgio Calcaterra hanno contribuito a rendere speciale. Un vero peccato che per me sia andata così, perché sarebbe stata la ciliegina sulla torta di quelli che sono stati due giorni meravigliosi in mezzo alla natura. Purtroppo la mancanza di allenamento specifico, l'assenza totale di lunghi oltre i 15 km e il dolore al tallone, hanno completamente distrutto quello che di buono avrei potuto fare, e tirate le somme forse devo già ritenermi soddisfatto di aver fatto una prima tappa così bene distruggendo il personale della scorsa edizione. L'aver stretto la mano al nobile faticatore del deserto e al campione del mondo della 100 km mi ripaga in parte della delusione, ma ancora questa scotta parecchio.
Buone corse a tutti, mi prendo una pausa lunghissima (in accordo con il medico), ma tornerò più determinato di prima. La scadenza dei due anni è ad aprile, la maratona che voglio fare non è ancora compromessa. Speriamo bene.
Ciao Francesco, vedrai che con un po' di riposo si risolve tutto.
RispondiEliminaNon sei uno sprovveduto, come qualcuno potrebbe credere quando parli dell'ultra di Macomer, chi ti conosce sa benissimo che per te era importante esserci.
RimbocchiamoCi (anch'io sto correndo solo tre volte la settimana) le maniche e arrivederci al più presto.
azz, devi esserci rimasto parecchio male.... daje!
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