giovedì 3 novembre 2011

SARDINIA ULTRAMARATHON: RITIRATO

Dalle stelle alle stalle, mi verrebbe da dire, per descrivere la due giorni della Sardinia Ultramarathon sotto il profilo della mia "prestazione". Sarebbero dovuti essere due giorni fantastici, ma è andato tutto a scatafascio per la mia presunzione di poter fare le cose anche quando è logico aspettarsi il NON FARE NULLA come avrei dovuto ragionevolmente fare. Ne porto ancora le cicatrici, e per questo scrivo il posto a più di una settimana di distanza, mentre per telefono prenoto un consulto con un medico sportivo per vedere di dare una sistemata a questo fisico martoriato. Il tallone, questo pezzo di corpo che sembra tanto insignificante e che invece può compromettere tutta una stagione sportiva, perché è sul piede che volente o nolente noi runners appoggiamo tutto il peso del nostro corpo, che viene moltiplicato per la forza e la spinta che ci mettiamo nel gesto atletico, e che quando sei in gara non puoi certo lesinare. Non esiste un modo per ammortizzare efficacemente, e non esiste punto di stasi perché il dolore sia sopportabile. C'è, e ci sarà sempre finché non ti decidi a fare qualcosa una volta per tutte, perché 3 settimane di riposo e la cura farmacologica non sono bastate, dopo un mese di allenamento intenso per preparare almeno  il fisico a una gara decente ecco che il tallone, alla vigilia della Sardinia Ultramarathon, lancia segnali inquietanti, ma quando mi alzo al mattino nell'albergo che abbiamo prenotato con mia moglie per stare tranquilli nella due giorni di gare, mi sento fiducioso quando appoggiandomi con tutto il corpo sento il piede stare quasi bene.
La prima tappa, 21 km, sento il fisico che ruggisce, ma mi devo limitare, perché so che l'indomani non sarà una passeggiata, ma una 60 km, e per me, che non ho mai percorso finora più di 25 km, in allenamento, a causa dell'infortunio che non mi ha permesso una preparazione ottimale, sarà una cosa molto dura. Come scoprirò, invece, sarà una cosa impossibile da portare a termine. Parto tranquillo, senza forzare, per la prima tappa ho scelto delle A2, per non rinunciare a un pò di agilità nella corsa, si rivelerà una scelta azzeccata. Davanti lascio andare i runner più forti, tra i quali anche il grande Calcaterra, che dovrà vedersela con due specialisti nostrani abbastanza ostici (uno dei quali in questi giorni affronta la 100 km del Kenya ed è in testa alla corsa con ampissimo margine). Li seguo dappresso attestandomi di 3-4 secondi più lento al km, e considerata la discesa del primo tratto passo il primo km in 3'35". Imposto il mio passo senza curarmi di un paio di atleti che mi sorpassano, perché la mia discesa non è per nulla il mio terreno. Il percorso è lo stesso dello scorso anno, e so quali sono i punti in cui sfogare le mie qualità di scalatore. Al primo cambio di pendenza ci metto poco a recuperare gli atleti che mi hanno sorpassato, e li lascio dietro di me senza sforzo, la progressione è tale che il gruppetto di testa si riavvicina, cerco allora di darmi una calmata con la testa rivolta all'indomani. Il primo giro di 10,5 km scorre via che è un piacere, tranne una discesa impervia e irta di ostacoli che mi costringe a rallentare. Da dietro sento arrivare a grandi falcate un altro atleta, evidentemente un discesista, ma non me ne curo più di tanto. L'ultima salita è di quelle toste, e il discesista ha subito un calo di ritmo repentino e lo lascio sul posto arrampicandomi sull'impervio sterrato che costeggia un nuraghe fantastico. Passo al giro di boa in 42'00, di un paio di minuti meglio dello scorso anno, ma non mi sento stanco e continuo. Il secondo giro è di controllo, ma scoprirò più tardi che non ho rallentato per nulla, chiudendo senza affanni e senza altri sorpassi da parte dei miei inseguitori nonostante un ritorno dei discesisti nella parte finale, giungo 4° assoluto dietro i "marziani" Calcaterra, Tanca e Salaris in 1h24'10", migliorando di 4'20" il tempo dello scorso anno, nonostante il percorso avesse anche una devviazione di qualche centinaio di metri più lunga.
Il giorno dopo qualche dolore al tallone, che sparisce al solito dopo una camminata. Sondo le gambe, stanno benissimo, stavolta però uso scarpe da trail, le Gel Trabuco, e lascio (errore che si rivelerà fatale) lo zainetto idrico con rifornimenti di carboidrati solidi al punto del giro di boa al 30° km, senza portarmi appresso nulla, quindi. L'inizio della seconda tappa è molto tranquillo, tutti lasciamo che sia Calcaterra a impostare il ritmo, e anche lui non ha voglia di forzare e viaggiamo quindi a 4'20 al km, considerando l'impervietà del percorso per me è già un ritmo "buono", ma nei primi km non si sente, ovviamente. Gli altri sono più cauti, e già al 5° km siamo solo un gruppetto di 6 persone, i primi 4 della classifica generale più altri due che hanno scelto di fare solo la tappa da 60 km. La prima parte scorre via che è un piacere, si chiacchera e si scherza, alcuni tratti sono moltao polverosi, e si mangia tanta terra, costringendoci a viaggiare su differenti binari per non dover attraversare le nuvole di polvere lasciate dagli altri. Calcaterra sembra passeggiare, non sente neanche la fatica quando il tracciato si inerpica. Dal 15° km decido di rallentare un pò, anche perché là davanti i due che non hanno fatto la prima tappa sono più freschi e aumentano l'andatura, vado dunque più cauto, trovandomi però nella scomoda posizione di dover affrontare tutta la gara da solo. Al 20° km sono ancora molto fresco, tanto che scherzo con i volontari (impagabili) ai ristori, al cartello del 25° km  saluto chi mi porge l'acqua con un "oh, abbiamo già fatto 25 km? allora manca poco!" strappando un sorriso. Il posto è fantastico, ci si perde quasi nel verde, ma non trovo difficoltà eccessive nel seguire le indicazioni delle fettucce lasciate a delimitare il percorso, si passa tranquillamente dal bosco agli spazi aperti chen dei panorami mozzafiato, in molti punti è un vero e proprio Trail pieno di rocce sulle quali bisogna prestare attenzione... e all'improvviso tutto finisce. Mancano meno di 700 metri al giro di boa del 30° km, ma arriva un blackout improvviso, senza avvisaglie. Mi assale una fame terribile, le gambe si fermano volontariamente, la mente non è più lucida e faccio fatica a camminare. Il famoso "muro" di cui avevo solo sentito parlare è stato tremendo, e non poteva cogliermi in un momento peggiore. Ancora più sconforto mi da lo scoprire il vantaggio che avevo sui miei inseguitori. Ci vorranno infatti almeno 5' abbondanti per vedere arrivare il primo di questi, e dopo qualche altro minuto mi sorpassa anche il mitico Marco Olmo, che sembra accarezzare il terreno sul quale corre, mi chiede "che è successo?", ma non ho la forza neppure di rispondere. Arrivo al giro di boa che ormai la mia gara è compromessa, avendo percorso l'ultimo km in più di 10', completamente svuotato e demotivato, provo a prendere lo zainetto idrico, mangiare qualcosa e bere, un paio di minuti e mi riprendo un pochino, il tempo di vedere Davide che inizia il secondo giro con una freschezza che gli invidio. Provo a rimettermi in corsa, ma nonostante le gambe rispondano, ecco che il tallone mi dà lo stop definitivo e mi dice di tornarmene a casa. Senza ormai più forza di volontà, abbandono per la prima volta una gara in vita mia.
Mi consolo con il fatto che sotto il punto di vista dell'organizzazione è stata una vera festa, molto ben riuscita e i due ospiti importanti, Marco Olmo (che in una progressione impressionante arriva 4° assoluto colmando il divario da chi gli stava davanti, è l'unico runner che è arrivato con i piedi puliti, tanto è leggera e pulita la sua corsa) e Giorgio Calcaterra hanno contribuito a rendere speciale. Un vero peccato che per me sia andata così, perché sarebbe stata la ciliegina sulla torta di quelli che sono stati due giorni meravigliosi in mezzo alla natura. Purtroppo la mancanza di allenamento specifico, l'assenza totale di lunghi oltre i 15 km e il dolore al tallone, hanno completamente distrutto quello che di buono avrei potuto fare, e tirate le somme forse devo già ritenermi soddisfatto di aver fatto una prima tappa così bene distruggendo il personale della scorsa edizione. L'aver stretto la mano al nobile faticatore del deserto e al campione del mondo della 100 km mi ripaga in parte della delusione, ma ancora questa scotta parecchio.

Buone corse a tutti, mi prendo una pausa lunghissima (in accordo con il medico), ma tornerò più determinato di prima. La scadenza dei due anni è ad aprile, la maratona che voglio fare non è ancora compromessa. Speriamo bene.

venerdì 21 ottobre 2011

TRA DOLORI E SCORAMENTI

Come nello stesso periodo l'anno scorso, il fisico mi abbandona. In più niente maratona per dicembre come previsto, per rientrare nei miei obiettivi di fare una maratona regolare sotto le 3 ore entro due anni dall'aprile 2010 devo puntare ad una gara fuori dalla Sardegna, vedrò tra impegni e problemi su quale orientarmi e iniziare a dicembre la preparazione. Nel frattempo però devo preoccuparmi di recuperare, perché sto meno che male. I progressi che ho fatto finora stanno andando a farsi benedire a causa degli acciacchi, i lavori soddisfacenti si concludono immancabilmente con dolori forti da recuperare il giorno dopo mandando a monte i lenti, e poco mi incoraggia la gara nel mio paese natale, dove arrivo 3° assoluto in una gara di livello piuttosto basso (tranne per i primi due), concludendo in 28'20" i circa 8 km di gara con più della metà del percorso in discesa, anche se c'è da dire che le salite erano piuttosto dure. Ma non mi perdo d'animo, salta la maratona ma domenica c'è la Sardinia Ultramarathon, ultra trail da 60 km al quale non potrò mancare, mentre domani ci sarà la prima tappa da 21 km. Sarò poco più che un turista, non sono riuscito a fare neanche un lungo decente, ma non voglio mancare alla possibilità di vedere da vicino Marco Olmo e Giorgio Calcaterra, anche perché vista l'esiguità di iscritti non si sa mai che ci si possa scambiare qualche chiacchera con questi straodinari atleti. Dopo questa fatica, programmerò con un ortopedico il da farsi. Ma come l'anno scorso, dopo ottobre sarà probabile un mio ritorno a gennaio prossimo.

mercoledì 7 settembre 2011

GARE E INFORTUNI

Per un pò, proviamo inizialmente due settimane, dovrò accontentarmi di vedere la corsa attraverso queste foto delle ultime due gare, foto di cui ringrazio, come sempre, i genitori di Davide. La seconda gara del giro di ritorno, questa di Stintino, nella mia seconda stagione di corsa, mi fa capire definitivamente che se non voglio rovinarmi devo assolutamente curare questa tallonite che mi affligge. E da qualunque parte la guardi, serve riposo e terapia, possibilmente non invasiva, perché a quanto pare è rischiosa. In ogni caso non penso sia grave, riesco a camminare comunque, e in teoria anche a correre, ma i sintomi si fanno sempre più pesanti, rendendo difficoltosa la corsa stessa, e a lungo andare potrebbe creare problemi anche più gravi, e non solo al tallone. Farò un'ecografia al tallone, dopodiché mi rivolgerò a un ortopedico sul da farsi, lo stesso che mi ha trattato con successo la periartrite. Nel frattempo, crioterapia e talloniera in gel, stretching ma nessun antidolorifico, che a quanto pare potrebbe mascherare l'infiammazione dandomi illusorie sensazioni di benessere inducendomi a caricare impropriamente il tallone. Parlo brevemente delle ultime due gare, andate un pochino sotto tono rispetto alle mie medie al km abituali della miglior forma.
A Stintino ospiti d'eccezione, sabato 3 settembre, con al via Alessandro Lambruschini, vera leggenda dell'atletica italiana e mondiale, più Markus Ploner, vice campione italiano dei 5000. Ovviamente Lambruschini non è più un giovanotto, ma è ancora un corridore molto in gamba, come ci farà vedere in gara, e concluderà terzo dietro Ploner e il nostrano Tanca, che quest'anno va davvero molto forte, classificatosi 6° assoluto alla Pistoia - Abetone. Solitamente atleti di livello di Ploner in Sardegna si vedono solo in gare regionali a carattere nazionale, stavolta è un bel diversivo avere un top runner anche in gare strettamente provinciali. La mia gara è poco brillante, la pioggia mi fa scivolare le scarpe, il tallone non mi permette l'agilità che vorrei e la preparazione che (purtroppo ora interrotta...) stavo facendo per la mezza maratona di Usini non è molto adatta alle corte distanze come questa garetta di 5,13 km, nonostante le poche pendenze. Parto veloce, ma mi accorgo subito che ho poca agilità, lascio fare quelli davanti e arretro, sapendo che comunque la bagarre tra Ploner, Tanca e Lambruschini non mi compete proprio. Pian piano mi rendo conto che alcuni sconosciuti che sono partiti insieme al gruppo di testa non sono dei "top runners", e in poco tempo li riassorbo guidando il gruppo di inseguitori composto da me e altre due persone. Poco tempo per fare tattica, il ritmo è alto, almeno per le mie possibilità, e considerando che i miei due compagni di viaggio sono ossi duri e che l'indomani ho una gara molto tosta, decido di riposarmi un pò tirando il fiato. A 300 metri dal traguardo approfitto della mia agilità in salita e li stacco entrambi con una lunga volata, giungendo 6° assoluto in 17'56", tempo che reputo poco soddisfacente considerata la velocità del percorso. Dopo un bel rinfresco offerto dall'Athletic Team Sassari e le premiazioni mi dirigo a casa che è notte inoltrata, segno che ormai l'estate sta finendo.
L'indomani le nuvole si diradano, e vado ad Ossi per affrontare una gara di 14 km che abbraccia 3 comuni, che lo scorso anno avevo saltato per un altro infortunio. Al via di nuovo Ploner e Lambruschini, con Tanca che stavolta deve vedersela con un altro atleta del suo livello, assente il giorno prima. E' bello pensare alle lotte che ci sono là davanti, appartengono a un mondo che una volta o l'altra vorresti vedere da vicino, anche solo per sbaglio o per fortuna. Si presentano al via anche molti altri assenti a Stintino, tra cui avversari che dallo scorso anno cerco di inseguire finora senza successo. Molto presto mi rendo conto che era meglio restare a casa, perché questo tipo di percorso presenta una situazione a me molto antipatica: discese a rotta di collo. La mia bestia nera. Compensano le salite molto toste, terreno su cui recupero posizioni e metri da chi mi sta davanti. Stavolta è peggio del solito, con il tallone che pesta pesantemente nelle discese, e mi costringe a rallentare molto. Partenza che mi sembra tranquilla, da Ossi, provo il brivido di fare il primo km con il gruppo di quelli che si contendono il podio, prima di uscire dal paese e trovare la prima discesa che mi costringe a rallentare. Da dietro sento una scheggia impazzita che va ad affiancarsi a Lambruschini, è Davide, che come al solito ha una condotta di gara tutta personale ma che lascia trasparire la sua personalità forte. Dietro di lui, altri un pò più cauti mi superano, non dandomi possibilità di stare al passo. Un master olbiese molto bravo mi sorpassa e mi incita, mi conosce perché ci siamo trovati molte volte a percorrere lunghi tratti di strada insieme, e sa che siamo parigamba, nonostante lui sia un MM45, e immaginate quanto correva quando ne aveva molti di meno. Gli rispondo che non posso e proseguo sul mio passo. Le salite sono come macigni, prima di arrivare al primo paese, Tissi, è un continuo saliscendi più o meno intervallato da tratti relativamente agevoli, tra asfalto e pezzi di sterrato.
Davanti tengo sempre gli occhi puntati sul gruppo che mi precede, mentre con Davide inizia un piccolo tira e molla, con io che lo supero nelle salite e lui che mi riprende in discesa. Passiamo Tissi attraverso qualche gruppo di persone assiepate, e qui inizia una piccola crisi che mi giocherà un brutto scherzo. Per fortuna i rifornimenti idrici sono numerosi e abbondanti, altrimenti avrei lasciato perdere e sarei tornato ad Ossi in ambulanza. Usciamo da Tissi e inizia un tratto molto duro, dopo una lunga discesa ancora una volta a rotta di collo, ci si para davanti una salita che ha messo a dura prova la mia forza di volontà. La pendenza è talmente ripida che davanti a me qualcuno addirittura cammina tenendosi le ginocchia, permettendomi di recuperare terreno. E' questo pensiero a tenere vivo il fisico, e mentre continuiamo l'arrampicata cerco di non pensare nè al tallone nè alla fatica.. Arriviamo ad Usini, dove si preannuncia la fase cruciale della gara, chi ne ha bene, chi no... male. Ovvio. Davanti una persona si ferma per legarsi le scarpe, recupero in fretta e la supero. Gli altri sono vicini, relativamente, e a 4 km dal traguardo, sulla via di Ossi, la crisi passa e improvvisamente correre in salita mi è facile, recupero un'altra posizione  e provo ad attaccare gli altri 3, non lontanissimi, ma non sapendo quanto manca esattamente, venendo a mancare punti di riferimento, non so come dosare lo sforza. La distanza si accorcia, ma appena arrivati al paese dopo l'ultima estenuante salita è già tempo di arrivare, giungo al traguardo 8° assoluto, ancora una volta insoddisfatto del crono, 56'42".
Prima delle premiazioni un sontuoso rinfresco ci appaga dello sforzo, e lodevole l'idea di mettere a disposizione le docce, perché si era davvero madidi di sudore dopo la terribile scalata. Ora non mi resta che stringere i denti, e rinunciare, purtroppo, alla mezza maratona del 25 settembre a Usini, nonché delle gare che ci saranno da qui a un mese. Buone corse. O almeno spero...

mercoledì 31 agosto 2011

IL GRANDE CALCIO. NEL CULO.

Tanto non servirà a nulla, e molta gente è comunque in preda alla disperazione e freme dalla voglia di vedere i milionari in calzoncini, ma per quanto mi riguarda il calcio professionistico può anche andare a farsi benedire. Duri colpi erano già arrivati con calciopoli, poi il calcio scommesse, le continue inutili risse da stadio, programmi inutili basati sul nulla con la pretesa di essere seri in cui si pontifica  sulla serietà di questo sport, gente viziata che pensa di essere al di sopra della legge, che arringa i tifosi contro quell'arbitro o quel dirigente, ma con questa specie di sciopero hanno veramente pisciato fuori, per quanto mi riguarda. Qual'è l'unica maniera di fargli capire che ne siamo stufi? Molto semplice, levandogli i soldi. Ma come si fa, direte voi, noi non siamo i presidenti, non siamo noi a pagare gli stipendi. E invece sì, siamo proprio noi a pagare fior di quattrini queste sottospecie di semidei, andando allo stadio, pagando costosi abbonamenti per vedere le partite in TV, facendo in modo che attorno a questa pagliacciata ci sia un giro di sponsor da miliardi di euro che noi stessi mettiamo in moto seguendo a milioni e milioni ogni domenica questi buffoni che hanno dimenticato la storia e l'essenza di questo sport, e dello sport tutto. I calciatori guadagnano in base a quanta gente versa soldi nel business del calcio. L'unico modo per levargli i soldi e fargli fare un bagno di umiltà è quello di ignorarli in massa, basta spendere centinaia di euro per andare allo stadio, basta pagare esosi abbonamenti TV, basta comprare gadget, riviste specializzate e stare incollati al televisore per vedere interminabili trasmissioni in cui ci si insulta e basta. 

Per quanto mi riguarda, il calcio professionistico e i calciatori, Inter compresa, la mia (ex) squadra del cuore, d'ora in poi saranno solo una nota di folklore di cui sentirò parlare nei bar da qualcuno a cui ancora interessa parlarne. Vado a fare sport, quello vero, e sabato e domenica torno per strada a gareggiare. Prendete il pallone e infilatevelo in quel posto.

domenica 7 agosto 2011

XII CORRI BANARI - 6,3 KM - 22'20" + CORRI LIMBARA - 6,2 KM - 25'00"


Giro di boa per la mia avventura di runner, l'anno scorso infatti questa di Banari era la seconda gara in assoluto che avevo affrontato da che ho iniziato a correre, ma la prima, quella di Laerru, quest'anno non è in calendario, dunque il giro di boa è questo. E mi porta fortuna, perché la gara la vinco io. Ok, mancavano i big, e il cronometro non segna granché, ma la soddisfazione c'è tutta, considerato che non ho fatto scarico a seguito di una settimana molto impegnativa di allenamenti pesanti, con ripetute in salita e lavoro lattacido sul piano. E gli aversari non sono stati certo a guardare, e per vincere ho dovuto spremere tutte e riserve di energia che mi rimanevano. Il percorso è lo stesso, durissimo, dell'anno scorso, con una salita che già ti fa sentire la fatica fin dalle prime battute, a questo si unisce un caldo quasi soffocante, che in alcuni tratti si faceva opprimente, senza un alito di vento a ristorarti. Alla partenza decido di fare da battistrada, e mi seguono da presso altri 3-4 atleti. Iniziata la salita, la selezione fa le prime vittime, e pian piano i passi vicini a noi si distanziano. In particolare due sembrano reggere bene, e sul finire del giro mi sorpassano e fanno l'andatura. Li seguo dappresso senza però cedere terreno, e approfitto della salita dura nel secondo giro per dare altri strappi alla corsa. Qualcuno inizia a cedere, ma ancora non mi lasciano, e inizio a sentire un pò la fatica anch'io. Al terzo giro però l'ennesimo attacco dà i suoi frutti, e mi ritrovo da solo seguito poco distante  da un atleta di Sassari, l'ultimo a cedere. Sl finire del giro, a metà gara, però, anche lui cede, e mi lascia solo a doppiare i ritardatari che cominciano ad essere sempre più numerosi. Da lì in poi cerco di mantenere un ritmo abbastanza alto per non far tornare i miei aversari diretti, nelle salite devo vincere la stanchezza e il solito mal di stomaco che ormai mi prende sempre quando affronto gare corte, mentre nelle discese lascio andare le gambe, senza forzare ma mantenendo velocità. L'ultimo giro per il sicuro lo faccio in progressione, e a 200 metri dal traguardo mi lancio in volata per evitare imprevisti, arrivo felice al traguardo con le mani alzate Ma c'è poco tempo per riposare, domenica a Tempio altra gara... (Un grazie alla madre di Davide per le belle foto)
 C'è poco tempo per riposarsi, poiché ritorno a gareggiare il mattino dopo nel bosco di Vallicciola a Tempio, un posto incantevole vicino alla cima del Limbara, un pò meno incantevole il percorso, che dopo qualche saliscendi spezza gambe impegnava tutti in una salita suicida, da spezzare gambe, fiato, volontà, insomma, ti metteva in ginocchio., per poi farti arrivare al traguardo esanime. Per chi come me non conosceva il percorso veniva preso alla sprovvista, perché anziché un circuito da ripetere più volte, si trattava di percorso unico, e vista la conformazione del terreno sembrava un trail corto, tanto era pesante e soffice in molti punti lo sterrato che componeva la quasi totalità del percorso.
Parto sparato, come al solito, nonostante l'ultima volta che ho provato a inseguire il battistrada, lo stesso di Macomer, mi sono spaccato anzitempo. E infatti succede così, anche perché sulle gambe sento la pesantezza della sera prima. Il primo km lo passiamo in 3'20, ma già al secondo si rallenta e sono a 6'48". La discesa non è il mio forte, e continuo a perdere terreno nei confronti dei battistrada, ma quando la strada si normalizza recupero una posizione. Arrivati alla salita finale da circa un km e mezzo supero un altro atleta, visibilmente sofferente, e provo a inseguire la 3° piazza. Le gambe sempre più pesanti però non lo permettono, arrivo al traguardo buon quarto, senza avere troppo gap dai primi, in fondo soddisfatto, ora vado in vacanza a ultimare i preparativi del mio matrimonio, e tornerò in gara a Settembre.

Buone corse!

domenica 31 luglio 2011

4^ GRAZIE MILLE IN PISTA, 1000 m, 2'55"35

Esco un attimo dalla vacanza del blog per annotare una gara fatta tra un impegno e l'altro che mi distruggono in questo periodo, disastroso per quanto riguarda il tempo libero. Per fortuna mia moglie è tollerante e nonostante qualche discussione alla fine gli allenamenti li faccio, ritagliandomi un'ora e mezza al giorno almeno. Approfitto di una bella manifestazione organizzata ormai come appuntamento fisso dall'associazione Currichisimagna (tradotto "corri che si mangia"), sempre molto attivi sia in manifestazioni di grande rilievo regionale che in raduni simpatici come questi, in cui l'inventiva dell'associzione si fa sentire in tutta la sua simpatia (impagabile il travestimento adottato in pista dal presidente e un suo amico), che hanno fatto divertire i numerosi partecipanti. Come sempre per le gare organizzate dagli amici dell'associazione l'incasso, a offerta libera, senza fisso di iscrizione, viene devoluto in beneficenza, quindi esserci è un obbligo. E approfitto anche per tornare in pista, per giunta su una distanza per atleti dalle gambe forti e potenti.. La gara è un pò atipica,  dopo le gare dei bambini gli adulti si cimentano nella gara dei 1000 metri classici su pista, dividendosi in batterie con tempi di riferimento a scalare. Le batterie erano divise in 6'00, 5'30, 5'00, 4'30, 4'15, 4'00, 3'45, 3'30, 3'15, 2'55, ognuno sceglieva il tempo che voleva ottenere, e fino alla gara da 3'15 era disponibile un pacer che faceva l'andatura per aiutare gli atleti a impostare il ritmo e raggiungere così il personale senza magari spaccarsi alla partenza. Una volta finite le batterie si stilava la classifica generale, tenendo però conto del "gap" di età, praticamente tramite un coefficente il tuo tempo veniva ritoccato verso l'alto o verso il basso a seconda dell'età, rendendo dunque "pari" sostanzialmente le possibilità per tutti. Per dare un'idea, un 60 enne che avesse fatto 4'00 avrebbe potuto trovarsi un tempo di 2'40, vista l'età. Il mio 2'55 invece è diventato 2'46 (in realtà era 2'30, praticamente in testa, ma guadando il PC dei giudici mi sono accorto che avevano sbagliato a trascrivere l'anno di nascita, correttamente gliel'ho fatto notare e sono scivolato al 10° posto). Nell'ultima batteria, quella dei 2'55 dove mi iscrivo anch'io, il pacer c'è solo per i primi 600 metri, considerata la difficoltà del tempo da raggiungere. Nonostante la batteria sia di alto livello, il numero di partecipanti è molto elevato, secondo solo a quella dei 4', meta molto ambita per gli amatori di età avanzata. Distanza ostica, quella dei 1000 m, acido lattico che entra subito in circolo dopo appena 500 metri e che ti costringe a soffrire fino al traguardo. Quando avevo 17 anni il mio personale era di 2'48", rilevato nel primo km di una gara sui 1500 metri. E un 2'48" l'ho fatto anche in allenamento, ma ormai erano15 anni che non mettevo piede in pista, e soprattutto sulle gambe non ho l'allenamento anaerobico necessario. Di buono però c'è che esco da un perdiodo di potenziamento in palestra, che in gare veloci si dimostra utile, nonché di ripetute da 100/200 metri in salita, frutto di un programma che sto seguendo per distanze tra i 5 e i 7 km. Alla partenza vedo si seguire il pacer, ma dopo 100 metri penso di poter fare tutto da solo e che vorrei scendere sotto i 2'55". Partono tutti molto veloci, lasciandomi imbottigliato e impacciato, errore che mai avevo fatto in pista, e devo subito recuperare. Ma alcuni vanno "troppo veloci", anche senza poterselo permettere in termini di capacità, e infatti dopo 600 metri sorpasso 4 ottimisti. Arrivo al rettilineo finale che vedo la bagarre dei primi 4, tutti sotto i 2'50", nonostante i miei sforzi però ottengo esattamente 2'55"35 (cronometro elettrico ufficiale), anche perché nell'ultimo giro mi prende un dolore ai polmoni che mi rendono difficoltosa la respirazione, probabilmente tutti i pacchetti di sigarette che presentavano il conto, e io avevo il portafogli vuoto. In ogni caso, quinto tempo assoluto e 10° tempo contando la compensazione dell'età. Nonostante tutto sono molto soddisfatto di questo crono, anche se molto lontano dai vecchi tempi, anche perché la settimana di allenamenti è stata pesante e senza scarico, avendo saputo di questo simpatico raduno solo il giorno prima. La serata finisce splendidamente in pizzeria con l'associazione del Currichisimagna, e ci si da appuntamento al prossimo evento.

giovedì 21 luglio 2011

"ONE SMALL STEP FOR MAN...

... but giant leap for mankind". Queste furono le prime parole di Neil Armstrong quando mise piede sulla Luna, ben 42 anni fa. In realtà, però, non furono le prime parole di un essere umano trasmesse dalla superficie lunare. Da che l'"Eagle", il nome del lander lunare, è atterrato, passarono molte ore prima che i due astronauti uscissero per quella che al momento è la più famosa passeggiata extraveicolare della storia dell'astronautica. Nonappena il modulo mise piede sul satellite, e i motori vennero spenti, le prime parole ufficialmente trasmesse a Terra dalla superficie lunare furono, sempre di Armstrong: "Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed." Dopodiché Aldrin e Armstrong riposarono e iniziarono a prepararsi ad uscire verso l'ignoto.

E' con questo spirito di avventura che in questa stagione estiva ricomincio a darci dentro con gli allenamenti, dopo un periodo di rigenerazione che mi ha ricaricato le pile. La bici mi ha un pochino aiutato con il piede, ma continua a non piacermi e mi ha lasciato una contrattura sulla gamba sinistra che devo risolvere al più presto. Ma inconvenienti a parte, dopo una settimana di lenti rigeneranti, oggi ci ho di nuovo dato dentro con le ripetute, stavolta però misurando adeguatamente il percorso con il computer della bici (almeno quello...), scoprendo che sono ancora in forma, e le gambe vanno che è un piacere. Ma non manca il relax al mare, a presto a tutti i blogtrotters, e quando guardate la Luna, ricordatevi che lassù, a 380.000 km circa, le impronte degli astronauti sono ancora intatte, immortali perché sul nostro satellite non c'è vento.

lunedì 4 luglio 2011

UN NUOVO INFORTUNIO, CHE BELLO...

Niente di gravissimo, per carità, ma una tallonite proprio non ci voleva. Un fastidio che avvertivo da un paio di mesi, durante la preparazione alla mezza, si è trasformato ora in un dolore molto forte, e al mattino quando mi sveglio quasi faccio fatica a camminare appoggiando il tallone sinistro. Per fortuna è in un periodo di scarico, per cui al momento mi arrangio con palestra e corda, ma zero corsa. Il problema però è che con questi due elementi da soli si rischia di perdere seriamente buona parte del consumo massimo di ossigeno che ci si è guadagnati durante i durissimi allenamenti, in più all'orizzonte appaiono delle gare, e a malinquore devo rinunciare al ritorno in pista, con un raduno a Sassari che poteva essere interessante. Ma stavolta non mi faccio prendere dalla fretta. Dunque, il problema è il tallone, per quello non c'è altro rimedio che il riposo, e quello lo sto già facendo. Per il resto, mi dedico ad un'attività che, devo dire la verità, non mi è mai piaciuta particolarmente. La bici l'ho trovata sempre uno strumento ottimo per fare escursioni, ma non per fare sport, forse perché non ho le caratteristiche fisiche necessarie per poter tirare fuori qualcosa di buono in questo sport. Perlomeno però mi permette di allenarmi e di far riposare il tallone, dunque ho tolto fuori dal garage una vecchia mountain bike, dall'aspetto vecchio ma praticamente mai usata, la smonto, olio per bene catena, registro i freni, collaudo il cambio e infine opto per abbandonare le camera d'aria vecchie, probabilmente vulcanizzate nel frattempo anche se gonfiandole sembrano tenere. Un giro di collaudo per scaldarmi prima di fare potenziamento muscolare con i pesi, e la rimetto a posto. Oggi prendo un caschetto e un porta borraccia e mi improvviso ciclista. Farò un'ora circa di saliscendi cercando di spendere le stesse energie che spendo nella corsa. Nel frattempo il riposo al tallone sembra dare i suoi frutti e il dolore si sta attenuando. Devo rimettermi in sesto alla perfezione prima di preparare le due lunghissime gare che ho previsto a ottobre e dicembre.

domenica 12 giugno 2011

MACOMER CORRE NEL CENTRO STORICO, 6,24 KM - 22'30

 Male su tutta la linea, condizioni fisiche, allenamenti della settimana, tutto quanto. Ho proprio bisogno di un periodo di rigenerazione, altrimenti va a finire che vado all'ospedale. Tutto remava controcorrente. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la città, nel cuore della Sardegna, sempre accogliente e affabile, in giro ci sono solo sorrisi e serenità, la manifestazione desta l'interesse curioso della gente, che non fa mancare il suo appoggio ai corridori durante la fatica. Porto mia moglie e mio figlio in questa gita un pò fuori mano, devo dire di non essermene pentito, anche se alla fine a causa della lungaggine delle premiazioni Federico si stava un pò spazientendo, ma stamattina, al contrario di quanto temevamo per lo stress di ieri, era contento e sorridente e mangiava di gusto. Mio figlio ha conquistato anche Macomer, ad un bar la barista ed un'altra ragazza se lo sono coccolati, e lui tranquillo non se ne dispiaceva proprio.
 Ma se la gita è andata bene, non posso dire lo stesso della mia gara, un piccolo disastro. Va da sé che questa settimana mi sono allenato poco e male, ho sperimentato due giorni di riposo consecutivi prima della gara per verificare se il mio fisico riusciva ad acquistare meglio energie: pessima idea. Dopo le gare dei giovanissimi, nelle quali si intravvede qualche buona promessa tra le ragazze, inizio il riscaldamento. Dopo cinque minuti sento dei dolori alla caviglia destra che mi preoccupano alquanto. Il percorso ha delle curve strette proprio su quel piede di appoggio sforzato in torsione, e l'acciottolato molto irregolare fa il resto. metto il tutore alla caviglia e le cose un pò migliorano. Il tracciato è molto tecnico e difficoltoso, con saliscendi mozzafiato e improvvisi cambi di direzione che stroncano il fiato.
 Alla partenza, vado sparato e mi affianco subito al primo. Altra pessima idea. Inizialmente non sento molto la fatica, ma quando arriviamo ad una discesa di un centinaio di metri le cose sembrano precipitare. Sento le gambe reggere poco e fare fatica, tanto che temo che possano cedere improvvisamente lasciandomi volare a terra rovinosamente. Altro problema gravissimo, dopo un km mi prende un dolore lancinante allo stomaco che non mi abbandonerà per tutta la gara, impedendomi di respirare decentemente. In queste condizioni le salite sono una tortura vera e propria, un'agonia esasperante a cui non riesco a opporre una resistenza efficace come vorrei. Finito il primo giro da un km e mezzo, perdo progressivamente contatto con la testa della corsa e mi ritrovo terzo. Il secondo giro sono già sfiancato e vado per inerzia, il dolore allo stomaco non va via e nelle curve devo rallentare per evitare di sollecitare eccessivamente la caviglia, peggiorando però la qualità della corsa. In salita mi sento un vero straccio, non mi capitava da tempo, sul mio terreno preferito. Al terzo giro mi ritrovo quarto superato da un master 45 davvero in gamba di Nuoro, e mi ritrovo 4°. Al contrario di altre gare, però, so già che non chiuderò in quella posizione. Nell'ultimo giro sopraggiunge un altro atleta nuorese che mi passa a velocità quasi doppia, io sono ancora agonizzante e non riesco neanche ad accodarmi.
Da lì in poi la mia testa è rivolta unicamente al traguardo che voglio raggiungere al più presto per porre fine alle sofferenze, e cerco di non perdere altre posizioni. In qualche modo ci riesco, e per fortuna perché dietro di me a poca distanza c'era un altro nuorese, che, oltre al danno la beffa, mi avrebbe anche levato il primo posto di categoria. Ma per la mia condotta di gara disastrosa, forse l'avrebbe meritata meglio lui. Dopo qualche ettolitro di acqua, ci avviamo al ricco rinfresco messo a disposizione dalla Fiamma Macomer e il morale ritorna su, d'altronde una gara andata male è solo una gara andata male, niente drammi. Alla fine qualche problema nelle premiazioni perché qualcuno ha fatto confusione con le classifiche, ma a parte un pò di nervosismo perché preoccupato per mio figlio vista l'ora tarda, lascio comunque Macomer con il sorriso, in attesa di tornarci per la Sardinia Ultramarathon, e lì davvero sarà tutta un'altra cosa.

giovedì 9 giugno 2011

PAUSA DI RIFLESSIONE

Un pò di acciacchi ultimamente, causati forse dalla prolungata intensità degli allenamenti, ben oltre i due mesi preventivati per correre la mezza dell'Asinara chiusa in poco più di 1h18'. Archiviata questa fase esaltante della stagione, approfitto dello scarso calendario estivo per tirare un pò il fiato, prima di ricominciare ad Agosto in previsione di una preparazione frettolosa ad una mezza maratona di Settembre, e ovviamente iniziare a fare qualche lungo oltre i 25 km per preparare l'ultratrail di Macomer e la maratona di Olbia. Prossimo obiettivo (certo non mi rendo la vita facile) raschiare il personale sulla mezza maratona di almeno un minuto. Dipenderà, ovviamente, e molto, dalle asperità del percorso. Sarà possibile solo se questo sarà pressoché piatto, altrimenti meglio non strafare, vedremo, ancora non si sa nulla. Inizio quindi un periodo di recupero, meno lunghi tirati (finora erano 3/4 a settimana), più corsa rigenerante per recuperare le gambe, e più recupero dopo lavori intensi sulle ripetute. Dopodiché riparte la "tabella mezza maratona" che mi ha regalato tante soddisfazioni, stavolta però ritoccando, ovviamente, i ritmi allenanti, per velocizzare di qualche secondo a km la potenza aerobica. Se tutto va come deve, e quest'anno non ci saranno infortuni (spero...) arriverò all'appuntamento maratona al massimo della forma.

Intanto Sabato gara interessante a Macomer, finito il periodo di allenamenti intensi, faccio due giorni di riposo completo, vediamo come andrà in gara.

domenica 29 maggio 2011

1° TROFEO PRIMAVERA IN ROMANGIA - 10,3 KM - 36'18"

E vabbé, ci ho provato. Non è andata bene, ma ogni tanto qualche colpo di testa ci vuole. Avrei voluto fare qualcosa di meglio nel mio paese natale. Puntavo ad arrivare almeno 2° o 3°, contro i pronostici che ovviamente davano favoriti quelli che poi secondo e terzo lo sono arrivati per davvero. Ritrovo di pomeriggio sotto il sole, ma ci pensa un bel vento di maestrale a rinfrescare la giornata, ovviamente qualche faccia conosciuta del mio paese, tornare qua in veste di atleta mi mette un pochino a disagio. Ritrovo anche un mio ex compagno di squadra della società locale, che ora non corre più ma che ai tempi, da allievo, era capace di scendere sotto gli 8'50" nei 3000 m. Oggi purtroppo nella nostra isola giovani con crono simili non ce ne sono, ma a livello nazionale fa un pò di impressione per me notare come il minimo per la partecipazione ai campionati italiani allievi sia stato notevolmente riformato rispetto al passato. Con i tempi di qualificazione odierni, sarei rientrato addirittura anch'io, che nel mezzofondo isolano in generale ero sotto i primi 15. Ma ciancio alle bande, o bando alle ciance, non ho più 17 anni e le gambe non girano più come una volta, obiettivo odierno, come dicevo prima, fare qualcosa di meglio rispetto alle ultime gare. La corsa è inserita negli ultimi giorni di festeggiamento della ricorrenza più importante di Sorso, la Madonna Noli Me Tollere, sulla quale ci sono delle leggende alle quali i sorsesi sono molto legati, e partiamo dalla chiesa simbolo, che ha ben 803 anni.



Partenza sprint, dunque, mi piazzo subito dietro i primi due, staccando subito il gruppone dietro di noi cercando al contempo di non esagerare, ma facendo buona leva sulle gambe. Il primo, già vincitore di altre gare, prende subito l'iniziativa ammazzando la gara, il secondo in qualche modo tenta di resistere, e per il momento li lascio fare, mentre dietro non sento nessuno, o perlomeno non ancora.. Dopo una breve salita attraversiamo il centro storico in un lungo rettilineo, qualcuno mi riconosce e mi incita vedendomi nelle prime posizioni, ma sono troppo concentrato nella corsa per rispondere. Usciamo dal paese in direzione Castelsardo in una discesa di 2 km circa. Contrariamente al solito, faccio mulinare le gambe senza risparmiarmi, e senza pensare ovviamente alle conseguenze che avrò nel giorno successivo sulle giunture. Dietro di me si rifà sotto  uno dei Soliti Noti e mi aggancia, ma cerco di non mollare. Davanti intanto il secondo ha rinunciato e seguire il leader della corsa, lo riassorbiamo e viaggiamo in 3, mi metto a tirare cercando di dare un ritmo vivace alla corsa, tenendo sul chi vive i miei compagni di viaggio. Penso anche a quanto sarebbe bello fare una lotta a 3, purtroppo però sono il più debole del mini gruppo. Al primo rifronimento la situazione non cambia, e giriamo sul lungo rettilineo in direzione Porto Torres. La prima parte tirata mi ha un pò provato, cedo legermente e gli altri due mi passano e li vedo distanziarmi leggermente. Decido di riposarmi lasciando le gambe in agilità tirando un pò il fiato, mossa giusta, perché poco prima di affrontare la salita che riporterà a Sorso faccio nuovamente parte nel gruppetto e viaggiamo spediti.
 La risalita verso Sorso è abbastanza pesante, curioso notare come nonostante la conosca abastanza bene, essendo percorso quotidiano per salutisti e corridori della domenica (ne incontriamo un paio che arrancano), mi stupisco ogni volta di quanto sia ripida. In ogni caso non la soffro molto, proseguo con un passo agile. Tuttavia gli altri due, ancora una volta, mi dimostrano che non sono al loro livello, e ingaggiano un duello lasciandomi dietro a difendermi... da nessuno, dietro di noi c'è il vuoto. Finita la prima salita c'è un altro falso piano prima di entrare in città dalla parte opposta dalla quale siamo usciti, un attimo di respiro in piano prima dell'ultima salita di 800 metri fino al traguardo, non ho forze di provare a riagganciare i due, nè comunque ne sarei in grado, e arrivo al gonfiabile ancora 4°, tra gli applausi, dove mi aspettano mia moglie con Federico e i miei due nipotini con la moglie di mio fratello, mentre mi fa piacere che qualcuno, benché sconosciuto, al mio passaggio dica "ma quello non è di Sorso?". Senza infamia e senza lode, comunque, nel senso che confermo i ritmi visti finora, ma nessun miglioramento rispetto alle settimane precedenti. Ci ho provato, e ci proverò anche la prossima volta.
Un grazie ovviamente ai genitori di Davide per le foto.

martedì 24 maggio 2011

BANDIERE BLU? E CHI SE NE FREGA

Sabato gara di corsa al nido, ovvero Sorso, che mi ha visto nascere. Infatti mia madre non ha fatto in tempo a partire per l'ospedale di Sassari quando è iniziato il travaglio, e sono nato in casa. Sorso è un paese pieno di contraddizioni, per certi aspetti piacevolmente abitabile, per altri odioso, abitato moderno ma dalle etichette che gli si sono appiccicate negli anni che stentano a scollarsi, orientato al futuro ma permeato comunque da antichi pregiudizi che talvolta sfociano nel bigottismo puro. Ma quello che non manca di certo è il mare. Spesso mi fa pensare quanto siamo fortunati, in Sardegna, a conoscere bene il grande blu fin da piccoli, mentre chi abita in altre zone d'Italia il mare lo vede al massimo d'estate e per pochi giorni l'anno, mentre per me da quando avevo 12 anni in pochi minuti con una bicicletta o anche a piedi la gita alla spiaggia più vicina era una consuetudine normalissima. Certo bisogna sempre averne rispetto, perché ogni tanto esige il suo tributo di sangue, ma  proprio chi è nato e cresciuto sulle sue rive sa che non deve scherzarci troppo, e talvolta rimango inorridito dall'incoscienza di certi turisti che hanno imparato a nuotare nella vasca da bagno di casa. Mi ricordo di una volta all'Isola Rossa, paradiso dei surfisti del nord Sardegna, due tizi "fighettini", con i loro muscoletti palestrati e degli orrendi slip addosso, che affittano una tavola e si arrischiano ad entrare in acqua. Va da sè che le onde erano la metà di quella che vedete in foto (presa all'Isola Rossa in una giornata formidabile), ma dopo cinque minuti che venivano sballottati qua e là dai flutti i fighettini escono dall'acqua e quatti quatti se ne tornano agli asciugamani a fare solo da spettatori. Saggia decisione, altri non sono così fortunati da riuscire a cavarsela.

Ma non affannatevi a trovare bandiere blu nei nostri mari, a dire il vero, in Sardegna mi pare ce ne siano solo due. Perché? Perché il nostro mare è diventato all'improvviso schifoso? Ma nemmeno per sogno. E' che il sistema di assegnamento di bandiere blu è assai "bizzarro", ovvero, non considera unicamente la qualità della pulizia della spiaggia e dell'acqua, bensì il "servizio" ai bagnanti che su quella spiaggia è offerto. E qui, sorgono dei sospetti, oltre al fatto che naturalmente sono gli operatori degli stabilimenti balneari a premere per avere le bandiere blu. Se si vanno a vedere le foto di queste famigerate spiagge, balza subito all'occhio che  sono disseminate in ogni centimetro quadrato di sdraio e ombrelloni. Sinceramente, preferisco le mie belle spiagge libere, nelle quali non devo prendere a calci nel deretano nessun cialtrone che rivendica il diritto di proprietà di un bene comune. Quanto alla pulizia della spiaggia, un pregio del comune dove sono nato è che d'estate ogni mattina draga la spiaggia in lungo e in largo per ripulirla e rendere la sabbia più uniforme. Ed è sempre una bellezza.

Quanto alla gara di sabato, spero mi porti fortuna. A Sorso ho vinto la mia unica gara su strada (ne conservo ancora la coppa) quando avevo 16 anni, e il percorso della gara è lo stesso che tutti quelli della nostra società , e ovviamente anch'io, usavano per allenarsi. Avrò un piccolo vantaggio sugli altri ;)

domenica 22 maggio 2011

MI SERVE UN NAVIGATORE......

Sì, decisamente. Perché quando devi trovare un posto in culo al mondo, non c'è google maps che tenga, non ci arrivi lo stesso, soprattutto se la segnaletica non ti aiuta. Dalle indicazioni del caro motore di ricerca, tengo una strada ben precisa, che si chiama 125. Peccato però che mi sta portando da tuttaltra parte. Torno indietro, chiedo, mi dicono per di là. Vado, ma non c'è alcun cartello che indichi, torno di nuovo indietro, chiedo, mi dicono che devo uscire allo svincolo "zona industriale" (mi piacerebbe parlare con l'assessore al turismo, che non segnala un sito di interesse archeologico di Cabu Abbas almeno con un cartellino, invece nulla, neppure vicino al santuario), svoltato, riconosco la strada vista su google maps, guardo l'orologio e manca un quarto d'ora all'inizio della gara, come c'era scritto nel progranmma, almeno. Parcheggio in tutta fretta, prendo la borsa e vado a cercare un giudice per farmi dare il numero, ma proprio in quel momento vedo che la gara è già iniziata, e da un pò, per giunta.

Ma porc............

mercoledì 18 maggio 2011

COMBATTERE LA FIACCHEZZA

A periodi alterni, capita, soprattutto dopo un periodo di allenamenti intensi, che sopraggiunga un pò di fiacchezza, ma non si tratta di superallenamento, cosa che non ho mai sperimentato, semplicemente una sorta di appagamento psicofisico. Il mio non è certo un "exploit", ma ho avuto un miglioramento molto netto da che è iniziata la stagione, anche se ovviamente non posso certo puntare a qualcosa di più che qualche buon piazzamento a livello regionale, e nemmeno ho la presunzione di pensare ad altro, eppure correre insieme a quelli che prima vedevi solo di schiena e mai in viso è una sensazione piacevole, anche perché alla fine questi imparano a conoscerti e ci si scambiano commenti nel dopo gara, e qualche volta c'è anche la soddisfazione di far veder loro la tua, di schiena.

Devo quindi trovare nuovi stimoli e non mollare, il periodo di potenziamento aerobico non è ancora finito, la stagione è lunga e ho ancora margini per crescere prima di un riposo rigenerante. Programmo così la settimana:

Lunedì - 1h lento + 7 allunghi 100 m

Martedì - 1h lento progressivo collinare + 10 allunghi 100 m

Mercoledì - 20' risc. + 3 km misto medio/veloce + 500/1000/1500/1000/500 con recupero 2' da fermo + def.

Giovedì - 50' lento + 8 allunghi 100 m

Venerdì - 30' lento + 10 X 200 m rec. 200 m RL + def.

Sabato riposo

Domenica Gara campestre ad Olbia 5,4 km

domenica 15 maggio 2011

13^ CORRI NUORO- 11,2 KM - 40'15"

Correzione alla fine
Dunque, da dove iniziare. Innanzitutto, se dovessi consigliare una gara ad un podista che si trovasse per caso nella nostra isola, la Corri Nuoro sarebbe tra gli appuntamenti che consiglierei di non mancare per nessun motivo. La gara organizzata dagli amici della Amatori Nuoro è qualcosa di costruito per far sentire a proprio agio l'atleta fin dal suo arrivo nella zona in cui si svolge l'evento, tanta passione, tanto affiatamento, tutto organizzato alla perfezione. Ma è molto difficile descrivere a parole quello che si prova, le strade gremite di gente che incitano i corridori, i tantissimi volontari che hanno presidiato il percorso, un dopo gara semplicemente stupendo con bancate intere piene di salsiccia formaggio e un gran lavorìo dietro i fornelli per dare panini imbottiti alle centinaia di atleti che sono arrivati a Nuoro (a cui si sono aggiunti anche accompagnatori ma anche persone che non c'entravano nulla, ma si sono uniti alla festa ugualmente), mentre tutti quelli che hanno lavorato nell'organizzazione non si sono fermati un attimo e sempre con il sorriso volto verso chi partecipava alla festa. Insomma, in due parole: Ambiente Sardegna.
Per quanto riguarda la mia gara, invece, devo dire che continuo a confermare il mio ottimo stato di forma, su un percorso molto difficile con saliscendi continui e repentini cambi di direzione, con fondo stradale irregolare per il lastricato in pietre (che gioia per le caviglie...) segno un 3'36" di media al km che mi soddisfa pienamente. Al via circa 300 partecipanti, dopo le gare riservate ai bambini, che si sono divertiti un mondo, ci sistemiamo sulla linea in perfetto orario, con chip fissato al piede (una delle poche volte). Partenza subito tirata, per cercare una buona posizione bisogna un pò farsi largo, come al solito, mi assesto su un ritmo costante per non forzare eccessivamente e trovo i punti di riferimento nei soliti noti. Davanti naturalmente prendono il largo in due, il vincitore di Tempio e un atleta sardo trapiantato a Bergamo molto in gamba. Dietro, ovviamente, bagarre tra i soliti noti per le posizioni privilegiate. Dopo un primo giro di rodaggio (ma dalle medie molto forti comunque) provo a spingere, soprattutto nelle salite, ma senza forzare eccessivamente. Recupero due fuggitivi seguito a ruota da un altro atleta, li superiamo e in qualche centinaio di metri li distanziamo. A questo punto iniziano i primi doppiaggi e qualche difficoltà a farsi largo tra i più lenti, ma anche questo fa parte del gioco, per un pò viaggiamo in due cercando di accorciare il distacco da una coppia di "fuori classifica" (storia lunga, lasciamo perdere), e a lungo andare ci riusciamo. A metà del terzo giro il mio compagno di viaggio prende l'iniziativa e attacca, nonostante la mia reazione non riesco però a stargli dietro, pian piano mi distanzia, come al solito. Altri 50/60 doppiaggi e ci avviamo all'ultimo giro, mi sento un pò stanco ma so che là dietro ci sono corridori tenaci e cerco di non cedere terreno, arrivo in progressione 4° assoluto (6° se si considerano i due senza pettorale). Il resto è storia, e sorvoliamo sui ritardi (colpa dei giudici, non certo degli organizzatori) nello stilare la classifica nonostante la presenza del chip di rilevamento. Mi chiedo a che pro pagare un servizio costoso come questo se chi lo offre poi non è in grado di gestirlo ottimamente. In altre gare, con rilevazioni manuali, le classifiche erano belle e pronte in una decina di minuti, nel nostro caso abbiamo divuto aspettare ben due ore. Mah! Mi è stato detto che il problema è stato causato dallo scambio dei chip di alcuni atleti, per cui l'errore necessitava di essere corretto, e quando si tratta di rilevamenti automatici è problematico, chiedo scusa per la critica ingiustificata. Praticamente quello che era 3° assoluto, arrivato proprio davanti a me, risultava 185° perché per errore aveva indossato il chip di un compagno di squadra. I chip vengono consegnati infatti in buste per ogni team.

Dopo il rinfresco e la bella festa finale, lascio Nuoro con il sorriso sulle labbra di una giornata iniziata stupendamente e conclusa anche meglio.

sabato 14 maggio 2011

SARDINIA ULTRAMARATHON - ULTRATRAIL A TAPPE 21 + 60 km

Per chi volesse affrontare una gara fuori dal comune, e per chi ha la passione del trail, il 22 e il 23 ottobre 2011 a Macomer (NU) è in programma la 4° edizione della Sardinia Ultramarathon, unica gara con la formula a tappe presente in Sardegna, dove verrà stilata una classifica unica sommando i tempi. La prima tappa è una "facile" 21 km, immersa nel verde del cuore della Sardegna, con un percorso davvero inebriante e divertente, il secondo, però, rappresenta la vera essenza della corsa in Sardegna, 60 km passando dai boschi spettacolari ai grandi spazi aperti con vista sconfinata, in un percorso che ripercorre anche la storia del territorio tra nuraghi e reperti archeologici rimasti immutati nel tempo. Naturalmente sarà possibile anche gareggiare ad una sola delle tappe, per chi non se la sente di affrontarle entrambe, verranno infatti stilate altre due classifiche separate, per la prima e la seconda giornata. Io lo scorso anno partecipai alla prima tappa, divertendomi davvero tanto, purtroppo dovetti rinunciare alla seconda perché con troppi pochi km sulle gambe, ma quest'anno non mancherò di certo. Troverete inoltre un'organizzazione appassionata e competente, gli atleti vengono letteralmente accolti con tutti gli onori, come solo la Sardegna vera sa fare. Quest'anno, poi, sarà dei nostri un grande campione della specialità come Marco Olmo, che da solo vale la gita fuori porta anche come spettatori.

Per chi è interessato, maggiori informazioni sul sito della Fiamma Macomer, società storica dell'atletica isolana che si fa carico della pesante organizzazione, dove man mano verranno aggiunte informazioni più dettagliate, sappiate però che se volete vivere un'esperienza davvero unica, la Sardinia Ultramarathon è un evento che farà la gioia di qualuque podista in cerca di una sfida vera, da affrontare però in allegria e con passione.






lunedì 9 maggio 2011

X MARATONINA DI TEMPIO - 10,650 KM - 39'38"

 Ieri salgo a Tempio (ancora una volta finalmente qualche gara vicino casa) a correre in una bella manifestazione, che però mi lascia un pochino l'amaro in bocca. Nonostante infatti una bella organizzazione, pulita e accogliente, con l'atmosfera di cordialità che si respira solitamente in gare organizzate con passione, il numero di partecipanti avrebbe potuto essere ben più nutrito, e invece superiamo di poco il centinaio in tutto. Ma tant'è, siamo lì per divertirci, e possiamo solo ringraziare la società organizzatrice che ci ha accolto con il sorriso e con un rinfresco finale con una bella grigliata, a cui però non ho potuto partecipare perché dovevo tornare da mio figlio, che la notte prima è stato poco bene. Solite facce note, comunque, individuo subito chi saranno i protagonisti di questa corsa di 10,65 km su percorso davvero tosto. E con tosto, intendo dire che talvolta potresti anche pentirti di essere lì. Scherzi a parte, per non torturare eccessivamente i corridori e portare comunque ad iscriversi i non più giovani, è previsto per i più anziani uomini fare un giro in meno del percorso (su un totale di 3), così come alle donne in generale, mentre le più anziane faranno un solo giro. A noi, ovviamente, il calvario intero.
Purtroppo non ho foto della gara che mi ritraggono, ho recuperato una a caso per farvi capire che razza di pendenze ci siamo trovati di fronte, e questa era la prima, dopo circa 300 metri dalla partenza. Sembra quasi di fare trekking in montagna. Partenza in perfetto orario, ai piedi della salita siamo ancora un piccolo gruppo, ma quando sbuchiamo dalla vegetazione rimaniamo solo in 4, mentre dietro gli scalpiccii dei piedi sono sempre più lontani, nonostante non abbiamo percorso neppure un km. Davanti prende il largo un atleta di Ploaghe, che alla mezza maratona scorsa registrava un bel 1h12', cerca di resistergli un coraggioso, che però alla fine lascia perdere, probabilmente per non spaccarsi anzitempo. Io e un altro atleta di Ploaghe lo raggiungiamo e percorriamo la strada in 3 per un tratto, mentre dietro a causa del ritmo imposto dal primo c'è un vuoto assoluto. Al primo scollinamento i miei due compagni di viaggio aumentano il ritmo, a me non resta che cercare in qualche modo di non dargli troppo vantaggio, li vedrò per il resto della gara allontanarsi gradualmente, e mi godo lo spettacolo del loro duello cercando di indovinare chi dei due spunterà la seconda piazza, di raggiungerli non c'è speranza, non sono al loro livello, anche se mi piacerebbe. Prima della fine del giro c'è il tempo per piangere su un'altra salita bella tosta, poi un pò di respiro, che dura poco perché subito al secondo c'è la salita di prima, quella che fa male. MALE. Le gambe bruciano, ma anche chi è davanti a me è umano, e rallentano pure loro. Il ristoro è una manna dal cielo, e cerco di trarre il massimo possibile dai bicchieri per affrontare meglio la salita in questo maggio che è diventato caldissimo. Davanti intanto continua il duello, i due si alternano a tirare, provo ad aumentare il ritmo per ridurre lo svantaggio, ma nonostante i buoni propositi mi devo arrendere. Giusto per sicurezza su un lungo rettilineo dò uno sguardo dietro, ma non c'è nessuno. Al 3° giro, bevo più che posso cercando di non versare nulla per terra, quasi mi dà l'illusione che qualcuno nel frattempo abbia alzato ancor di più quella pendenza omicida, quando ne sbuco fuori sembro un reduce di guerra, ma di certo non posso mollare all'ultimo giro, d'altronde è la stessa salita che stanno facendo tutti. Arrivo 4° assoluto e molto soddisfatto, con un bel 3'43" di media nonostante le pendenze, i residui della mezza completamente spariti e le gambe ristabilite, dopo una bella premiazione a malincuore devo salutare, ma il prossimo anno ci torno di sicuro.

mercoledì 4 maggio 2011

ADAGIARSI SUGLI ALLORI? NO!!!

Può accadere  di sentirsi appagati dopo aver raggiunto un obiettivo che ci si era prefissati, ma adagiarsi sugli allori è la via più breve per il suicidio sportivo. Sono già in là con gli anni, e devo sfruttare le possibilità di miglioramento che più in là, diciamo dopo i 40, non ci potranno più essere. Certo non voglio pretendere di arrivare chissà dove, non ne ho né le capacità né le potenzialità, né tantomeno l'età verde per poter aspirare a qualcosa, ma nelle sfide contro se stessi ogni piccolo traguardo è una vittoria. Vincere non significa arrivare primo, vincere significa superare se stessi, sempre. Nel mondo amatoriale forse qualcuno potrebbe giudicarmi troppo "competitivo", ma son fatto così, non posso farci nulla. Basta anche solo vedere le mie partenze per capire con quale spirito affronto una corsa.
Non sto mai nelle retrovie, cerco sempre di sbucare fuori per evitare di rimanere incastrato. Talvolta questo mi ha creato problemi, come ad Ittiri quando i due atleti che poi hanno vinto mi hanno usato come pacer per impostare il ritmo, ma tanté, anche questo a volte fa piacere. Poi, non devo dimenticare che l'obiettivo per quest'anno è correre una maratona. Proiettando il mio P.B. sulla mezza nelle tabelle di calcolo approssimativo, in teoria dovrei puntare addirittura a scendere sotto le 2h50'. Visto che mi piacciono le sfide, provarci non costa nulla. Alla fine magari mi "accontenterò" ugualmente di scendere sotto le 3h, ma più ci penso e più un ritmo da 4' al km mi sembra tutto sommato abbordabile, per quanto 42 km e spiccioli facciano paura. Il mio modello da prendere come esempio è un atleta sardo che lo scorso anno gareggiava nella mia categoria e ora è un M35, già lo scorso anno si vedevano le sue spiccate doti, ma in questa stagione ha avuto un boom correndo ben due mezze maratone in 1h12' e una maratona in 2h38'. Certo, non potrò mai arrivare fin lì, ma il fatto che lui alla sua età abbia avuto un così netto miglioramento mi fa capire che ci sono ancora margini per spingermi un pò più in là. Quindi, prossimo obiettivo prima della maratona a Dicembre, limare il P.B. sulla mezza, puntando a scendere sotto 1h16'.

domenica 1 maggio 2011

2^ MEZZA MARATONA DEL GOLFO DELL'ASINARA - 1h18'10"

 POST MODIFICATO SU RICHIESTA DI PERSONE CHE SI SONO SENTITE OFFESE
Poiché nei commenti accetto solo gli amici, chi avesse ancora rimostranze da fare la mia mail è pubblica: cescocanu@hotmail.it
Eventuali commenti che riguardano il fatto in particolare che è stato cancellato dal post saranno eliminati. Grazie per la collaborazione.
Sarà che giocare in "casa" su una strada che conosco abbastanza bene mi ha giovato, sarà che ero gasato al massimo e avevo tanta voglia di fare bene dopo la delusione della mezza di Ploaghe, fatto sta che da una modestissima previsione di avvicinarmi all'ora e venti, riesco invece a centrare l'obiettivo che avevo in mente all'inizio della tabella di allenamento, e lo raggiungo con un margine di quasi 2'. La mia faccia stravolta che vedete in foto è all'arrivo, in cui ho lanciato una volata contro un avversario che ho sorpassato nell'ultimo km, sintomo che non solo ho corso bene, ma che ho dosato saggiamente lo sforzo. Sono arrivato al traguardo stanchissimo, ma senza essere distrutto, nonostante una gara tirata dal primo all'ultimo km. Devo dire che alla vigilia avevo un pò di paura, paura di non essere capace a correre le lunghe distanze come correvo le corte, per fortuna però le gambe mi hanno convinto del contrario. Una nota particolare per la manifestazione, riuscita in ogni suo punto, alla fine tutti soddisfatti. Un pochino di problemi con il traffico, ma c'è da dire che agli amministratori locali l'idea di chiudere completamente un'arteria come la costiera tra Porto Torres e Sorso, seppure per qualche ora, proprio non va giù, quindi non è assolutamente un neo da imputare agli organizzatori, che anzi si son fatti un mazzo così per la riuscita. Ma vedrò anche cosa ne penserà  Anna, presente oggi in Sardegna, abituata a manifestazioni ben più grosse.
C'è da dire che per molti il percorso è apparso un pò duro, perché da una mezza maratona ci si aspetta un pianeggiante pressoché perfetto, mentre nel percorso di questa gara, nonostante ci si trovi sul livello del mare, ci sono alcuni tratti di lieve salita, che alla lunga si sentono sulle gambe stanche. Ma a me, neofita della mezza, sembra abbastanza agevole, certamente meglio del percorso di Ploaghe. Partenza da Porto Torres, caotica, in cui ci si fa largo anche a spintoni verso chi non capisce le regole della vicinanza tra corridori e come non intralciarsi l'un l'altro. Mi trovo subito in buona posizione, un gruppo compatto che sembra studiarsi, finché un atleta dell'Esercito rompe gli indugi e dà uno strappo alla corsa, subito seguito da due marocchini e un Ploaghese molto in gamba. Dopo la salita, quella più dura del percorso, per fortuna nella parte iniziale, mi trovo a correre con i soliti noti, ovvero quelli che vorrei tanto fossero i miei parigamba ma hanno quei 2" in meno a km rispetto a me. Provo comunque a tenere corda, anche quando passati al 1° km il crono segna 3'40" spaccati, ritmo velocissimo. Mi dico "cavolo, se continuo così scoppio", ma le gambe proprio non ne vogliono sapere di rallentare, e anzi mi dicono di andare tranquillo, che ci pensano loro. 2° km in 7'20", praticamente, stesso ritmo. Continuo a viaggiare che è un piacere in compagnia, anche se più avanti, dopo il 10° km, mi lasceranno indietro, ma non più di tanto. Dopo aver preso un pò di "ottimisti" in fuga, alcuni dei quali della non competitiva, ma anche incredibilmente un atleta da 1h16" partito un pò troppo oltre le sue possibilità. Il gruppo in cui mi trovo procede spedito, li conosco bene, tutti molto forti, alcuni dei quali però alla mia portata. Al 10° km passiamo in meno di 37', e comincio un pochino a preoccuparmi per un possibile calo, faccio un checkup generale, non vedo spie rosse accese, prendo il ristoro (manna dal cielo, un grazie ai volontari molto celeri nel consegnare le bottigliette nonostante il nostro gruppetto fosse nutrito) e continuo sul mio passo. Prima del giro di boa alla Marina di Sorso, mio paese natale, c'è una leggera salita di 1,5 km che neanche sento, ma qualcuno là davanti sì, e accorcio il distacco. Entriamo allo stabilimento balneare e ne usciamo in senso inverso per dirigerci verso Platamona, dove si trova l'arrivo, e abbiamo percorso la bellezza di 12,5 km senza un cedimento, e qui supero in scioltezza un avversario ostico. Nel ritorno ritroviamo tutti gli atleti che ancora devono fare la tornata, mi galvanizzano tutti quelli che mi riconoscono e mi incitano. Aspetto il 14° per fare un altro check, poi al 15° decido che forse è il caso di non pensarci più e correre e basta, visto che il cronometro mi dice che sono in proiezione abbondante sotto l'ora e venti, due belle sorsate e attacco. Pian piano il distacco da un altro atleta si colma e lo sorpasso, -------PARTE ELIMINATA SU RICHIESTA------- AL 15° km, succede una delle due cose per le quali salirò sul podio dei primi 10 assoluti. Dal gruppetto che ho a un centinaio di metri davanti si stacca un atleta che ha urgente bisogno di urinare, sfortuna sua, non mi posso fare troppi scrupoli e lo attacco fino a superarlo. Dopodichè si rifa sotto insieme all'altro di prima e facciamo strada in 3. Mi sento un pò stanco, ma cerco di non pensarci, pensando unicamente al fatto che posso scendere sotto gli 80'. A 1,5 km dalla conclusione si stacca un altro atleta dal gruppetto davanti, è completamente svuotato, e fa fatica anche a muoversi, probabilmente un malore improvviso, saprò poi che verrà portato via in ambulanza, un vero peccato, che però mi regala il podio assicurato. Arriviamo in tre al traguardo, ma -------PARTE ELIMINATA SU RICHIESTA ------- è troppo avanti, mi difendo dall'altro cercando di dare fondo alle ultime energie e arrivo 9° assoluto (insperato!). Al traguardo guardo il cronometro e non posso fare a meno di fare un piccolo gesto di esultanza.
Festa finale con un bel rinfresco in cui ci siamo buttati a base di salsiccia, prosciutto, formaggio, pane e birra (c'era una fila per la birra che non vi dico, ma che razza di atleti siamo? ;))

Una gran bella manifestazione, che secondo me dovrà andare sempre più valorizzata e pubblicizzata, per farla diventare una classica che possa attirare atleti da tutta Italia.

Per la cronaca, 3'42" di media al km. E pensare che all'inizo facevo fatica a finire le gare corte sotto i 4'.

venerdì 29 aprile 2011

CI SIAMO...

Dubbi, paure, sospetti, è tempo di lasciarsi tutto alle spalle, quel che è fatto è fatto e se ci sono stati errori nella preparazione ormai è impossibile porvi rimedio in questi due giorni, quindi bando alle ciance e si dia inizio all'azione vera e propria. In questi due mesi ho seguito una preparazione tutta improntata sul raggiungimento di massima forma per questa mezza maratona, e finora, defiance di Ploaghe a parte per i motivi che non sto a ripetere, mi ha dato ottimi risultati, perlomeno per distanze che arrivano fino ai 14 km, ora vedremo come mi comporterò sulla 21,097 km. Tattica di gara, passare il primo km tra i 3'45" e i 3'48" per impostare un ritmo tranquillo, poi rilevare un tempo attorno ai 38' al 10° km e cercare di mantenere la stessa andatura costante nella seconda metà della gara, sfruttando al massimo i ristori per non avere scompensi. 

Quanto alla manifestazione, i nomi Currichisimagna e Podistica Sassari sono una garanzia di successo, un vero peccato per chi non si è iscritto. 350 persone al via, che in Sardegna è un numero importante, più si attende qualche centinaio di persone per la non competitiva di 5 km, in gara i migliori atleti sardi, ma anche runners provenienti dalla penisola. Non ho velleità di arrivare al podio assoluto, ovviamente, troppa gente con personali da spavento, ma punterò almeno a quello di categoria, che conta un bel gruppetto, stavolta.

lunedì 25 aprile 2011

29^ SASSARI OSILO, 13,9 KM - 56'11"

4'03" di media. Fosse un'altro percorso, l'avrei presa come una gara fatta malissimo, ma la Sassari-Osilo non permette certo di considerare attendibili le medie al km, tanto è vero che le persone che mi precedono direttamente in classifica (stavolta 9° assoluto, 1° di categoria), sono circa le stesse di Olbia, e i distacchi non sono molto dissimili. Quella che vedete qui sopra è una parte della salita finale di circa 3 km, con pendenze del 17%. Ho sentito  i quadricipiti femorali letteralmente bruciare come quando facevo squat con 140 kg sulle spalle, nel tentativo di riprendere il gruppetto che avevo davanti, ma invano, pur accorciando il distacco.
La giornata si presenta piovosa e fredda, insolita in un'aprile che è stato quasi estivo, decido quindi di mettere almeno i guanti, visto che ho sofferto il freddo nel lungo di sabato sotto la pioggia. Al via poco più di 60 persone, comprensibile per svariati motivi: pasquetta, condizioni meteorologiche scarse e... bè, c'è un altro motivo, ma lo tengo per me. Sto cominciando a incontrare persone che hanno letto il mio blog, e qualcuno se l'è presa per qualcosa che ho scritto, quindi d'ora in poi niente polemiche. Indipendentemente dalle motivazioni, la Sassari-Osilo è una gara che comunque non voglio perdere, un pò per i motivi che ho spiegato in precedenza ma anche e soprattutto perché si tratta di un percorso molto duro e molto pesante. Al via c'è anche un "mostro" dal personale di 13' nei 5000 m, naturalmente vincerà lui.
La partenza è una lunghissima salita che parte da Piazza d'Italia e attraversa tutta la Sassari alta, per poi uscire in direzione Osilo per circa 2 km. La pendenza è già abbastanza dura, ma non sarà nulla in confronto al finale. Già in questa prima parte però si prendono i riferimenti: sono nella stessa identica situazione di Olbia, corro da solo inseguendo il gruppetto che ho davanti, mentre dietro non c'è praticamente nessuno che potrebbe darmi una mano per tentare l'abbordaggio. Fa niente, uno lo recupero e nelle salite cerco di allungare, ma nelle discese perdo sempre qualcosa da chi ho davanti, sarà il solito tira e molla, e la mia posizione non cambia. Per fortuna i rifornimenti sono abbondanti, anche se quello che veniva chiamato "integratore" al 10° km era acqua con un vaghissimo sentore di limone. Cambiamo fondo stradale, che diventa sterrato, e qui mi diverto tanto, quasi non sento la fatica. Nel finale di questa gara bisogna sempre, e dico sempre, arrivare con benzina in corpo. Per fortuna sembra che la spia di riserva non si accende, quindi inizia la scalata. Ed è proprio una scalata nel vero senso della parola, che non finisce più. Persino quelli che ho davanti a me calano vistosamente il passo fin quasi a camminare, nonostante tutto recupero ancora qualcosa, ma non abbastanza da prendere altre posizioni, e arrivo finalmente al traguardo.
P.S., un grazie a Davide e ai suoi genitori per le foto, e anche per il passaggio :-)